icerbox Morgan piccolo by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

10

«Sei sveglia, Dyl?». Aprendo lentamente gli occhi, udì la voce di Inigo e il suo leggero picchiettio alla porta e fece uno sforzo per risvegliarsi del tutto. Il chiarore del giorno filtrava attraverso le tende, e il suo sguardo ancora assonnato incontrò la sedia che aveva appoggiato alla porta e la pila di oggetti sopra di essa. Alla luce del mattino le pareva del tutto incongrua. Dylis scoppiò a ridere ed esclamò: «Arrivo, un attimo!».

Aveva preso l’abitudine di saltare fuori dal letto, gettarsi addosso la vestaglia e infilarsi le pantofole con il minimo spreco di tempo possibile, ma stavolta le ci volle qualche minuto in più per tirare le tende e rimuovere i vari ostacoli che la separavano dalla porta.

«Mi sono barricata dentro ieri notte» disse, sorridendo di fronte all’espressione stupita di Inigo. Era lì sulla porta, vestito di tutto punto, e reggeva con una mano un vassoio per la colazione. «Avanti, ridi pure di me».

«Non sono dell’umore giusto» replicò lui, entrando e richiudendo la porta con la mano libera. «Temo di aver perso il mio senso dell’umorismo. Se mi dici che hai sentito qualcun altro correre per il corridoio urlando come un ossesso, ti crederò».

A Dylis, però, non parve particolarmente preoccupato; se ne stava lì, con le spalle alla porta, il vassoio ancora in mano e un’aria assente, quasi si fosse dimenticato della sua presenza. Lei domandò: «È per me, il vassoio? O me l’hai portato solo per dimostrare che a Wintry Wold si può avere il servizio in camera?».

«Oh, scusa. Certo che è per te. Ho pensato che forse avresti gradito un po’ di tè con pane tostato, visto che sono le dieci passate».

«Davvero? Non ne avevo idea. Perché non mi hai svegliata prima?».

«Non mi sembrava il caso, dopo la nottataccia che hai passato».

Posò il vassoio sul tavolo, mentre lei si avvolgeva in una coperta per proteggersi dal freddo, poi si sedette sul letto e si versò una tazza di tè. Inigo si accese una sigaretta e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.

«Ho provato a rimettere in moto la macchina».

«Ah sì? Pensavo che avremmo fatto il viaggio insieme».

«Infatti l’idea è quella, anzi era. Ho solo pensato di far scaldare un po’ il motore prima che tu fossi pronta. Ma non c’è niente da fare. Non va».

«Immagino sia per via del freddo» disse lei, godendosi il tè e sperando che gli uomini di sua recente conoscenza non fossero così morbosamente interessati ai motori. Dalla faccia di Inigo sembrava che avesse avuto un altro lutto in famiglia.

«Ovvio che fa freddo. Ma non è questo il punto. Qualcuno ci ha messo mano».

«Be’, ieri ci avete provato tutti. Non mi stupisco che si sia ingolfata».

«Parlo del motore – precisò lui. – Qualcuno l’ha volutamente manomesso. Io di macchine me ne intendo e…».

«E io no, quindi è inutile che provi a spiegarmelo. Per quanto mi riguarda, un’auto funziona o non funziona, e se non funziona la porto da un meccanico perché la ripari. Non puoi prendere quella di Theresa?».

«Ci ho pensato.

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